lunedì 22 novembre 2010

Consiglio comunale sull'intitolazione dello stadio: come allo stadio.

Incredibile, ma vero.
Premetto che i consiglieri di minoranza hanno ragione, anzi hanno più che ragione: quello dell'amministrazione in tutta questa vicenda è stato proprio un bel pasticcio. Ma andiamo con ordine: le locandine che annunziano l'intitolazione dello stadio a Scirea, in programma domani, sono state affisse prima che ci fosse l'apposita deliberazione di giunta. La quale, d'altra parte, è arrivata in corrispondenza, più che sospetta, con la richiesta di un consiglio comunale urgente da parte del gruppo "Un paese per vivere meglio". Con un ancora più sospetto rapido passaggio dell'ufficio tecnico. Per non parlare di altre mancanze burocratiche che rendono scorretto tutto l'iter amministrativo seguito. Queste, in sintesi, le motivazioni dei consiglieri di minoranza che hanno aperto stasera il dibattito. D'altra parte, perchè sprecare denaro pubblico (specialmente con questi chiari di luna...) per una seduta urgente su un tema che poteva essere oggetto di interrogazione in una seduta ordinaria? Quando su temi molto più urgenti (e con ricadute fondamentali sulla vita del paese) nessuno ha avvertito l'urgenza di un consiglio comunale urgente? L'obiezione, sollevata da Emanuele Impalà, insieme ad altre osservazioni sull'opportunità del consiglio e sulla toponomastica, ha scatenato un putiferio, che è costato al consigliere di maggioranza persino l'epiteto di "ottuso". Ma tant'è, chi fa politica deve aspettarsi di tutto. Il cuore della questione, comunque, è che secondo la minoranza sarebbe stato il caso di interpellare il popolo sovrano, specialmente nelle sue espressioni associazionistiche, prima di intitolare lo stadio a chicchessia. Senza nulla togliere a Scirea, pace all'anima sua, e al club juventus che è stato da più parti lodato. Insomma, una questione di principio. Che per la maggioranza non è tale: dopo essere stato preso di mira per le sue parole, il capogruppo Libero Rappazzo ha abbandonato furiosamente l'aula con i suoi. Nota a margine: quanto all'aspetto economico, è vero che tutti i consiglieri hanno rinunciato al gettone di presenza. Ma i costi della registrazione dove li mettiamo?


Ma questo è il bar dello sport!
"Il mondo deve sapere"è il titolo di un film molto bello di qualche anno fa sul tema dei giovani precari nel mondo del lavoro e se mi viene in mente adesso è perchè, appena uscita dal consiglio comunale di poc'anzi, non trovo nessuna formula più efficace per dire che il paese deve sapere. Cosa deve sapere? Ma quanto è precario l'equilibrio politico su cui si reggono le sciagurate sorti della nostra comunità, quanto è triste e deprimente il teatrino politico a cui siamo costretti ad assistere, quanto è difficile e quasi impossibile il confronto politico. E se politico significa di interesse pubblico (almeno secondo il significato originario del termine) allora dobbiamo ammettere che nessun altro tema risulta così coinvolgente quanto lo sport. In altre parole: magari i consiglieri comunali si infervorassero come poco fa per gli argomenti di vero interesse per il paese. Magari ci fossero non dico proteste e cortei, ma almeno iniziative concrete e quotidiane per tentare di migliorare la qualità della vita, fare denuncia e dibattito costruttivo. E che nessuno chiami democrazia l'insulto a cui purtroppo siamo stati abituati, l'abbandono dell'aula, l'interruzione molesta di chi sta parlando da parte di chi è di idee diverse. Venuto meno il numero legale con l'uscita di massa della maggioranza la seduta è stata sospesa ma la discussione è continuata, senza alcun valore legale e, ritengo, neanche politico. Una discussione da bar dello sport, appunto. Ma allora, perchè non andare al bar?

Un'occasione mancata
Lo sport e il sesso sono quello con cui i mass media soddisfano gli istinti della nazione. Il caso Ruby insegna. Gli antichi romani - quanto la sapevano lunga! - utilizzavano i gladiatori, i leoni e il sangue per ammansire dentro il circo gli appetiti del popolo e distrarli dalle magagne della politica, che sono vecchie come l'uomo. La tv catapulta dentro casa Avetrana, il grande fratello, le donne di Berlusconi. Nessuno si scandalizza se Pompei crolla ma la squadra del cuore non si tocca. S. Lucia del Mela è sull'orlo del baratro ma quando si parla della vicenda "Casa per tutti" l'aula è così vuota che parte l'eco, mentre sullo stadio comunale si mobilitano gli animi. Ma siccome lo sport ha una funzione sociale importantissima, meno male che sia così, specialmente in una realtà come la nostra, dove l'associazionismo è il cuore pulsante, garantisce socializzazione e aggregazione, e tante volte sostituisce le istituzioni. Del resto, siamo un paese con una tradizione calcistica di vecchia data, che ha formato intere generazioni e ha trasmesso valori che non si apprendono se non sul "campo". E così, una volta tanto che l'aula consiliare era piena, si poteva dare prova di quel rispetto per l'altro, di quella pacatezza del dibattito, di quella correttezza di comportamenti che legittimamente ci si aspetterebbe dai consiglieri eletti dal popolo sovrano che si riuniscono per rappresentare gli elettori. E invece, nulla di tutto ciò, per non dire esattamente il contrario. Ancora una volta, un'occasione sprecata.

Non travisiamo!
Ma si chiederà chi fa politica in questo paese perchè c'è questa disaffezione dalla politica? Per esempio, come mai l'aula consiliare è puntualmente disertata, tranne me. E credete, ci sono moltissimi altri posti in cui vorrei stare, dove mi divertirei, senza sentire freddo e annoiarmi tutto il tempo. E se non sono perfettamente asettica e impeccabile, scusatemi, ma non lo voglio neppure essere perchè la perfezione è inquietante, mi fa anche leggermente orrore e non è di questo mondo, e che cavolo! Certo che alcuni interventi mi affascinano davvero, perchè c'è qualcuno dotato di arte oratoria e anche di grande competenza amministrativa, ammettiamolo. E lo dico con grande ammirazione pensando che, se rinasco, mi iscrivo a giurisprudenza e faccio la giornalista a tempo pieno. Per il momento, prima di diventare precaria anche io, continuo a fare la ricercatrice a lettere e a scrivere sui giornali perchè mi piace. Ma almeno lo faccio con responsabilità, in buona fede e con impegno, e non so se tutti quelli che fanno politica in questo paese possano dire altrettanto per quello che li compete. Non mi interessa il potere e non voglio diventare ricca, ma soprattutto sono stufa di chi infila coltelli tra le scapole altrui.

Detto questo...
Detto questo, so già che non piacerà a nessuno. Ma tant'è: questa non è una testata giornalistica, è un blog. Non devo rispondere a logiche di mercato, non ci sono editori. C'è uno spazio libero, irriducibilmente libero. Come chi ne è l'autrice. E non mi sembra poco, di questi tempi.