martedì 4 agosto 2009

Viaggio alle radici: "Mo-arte", i percorsi artistici e la riscoperta del centro storico

Se è vero, come diceva qualcuno, che tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte, quella di vivere, socchiudendo le porte di una dimensione tanto più magica quanto più riflettente la nostra anima, è altrettanto vero che riappropriarsi della propria storia significa recuperare un'identità, individuale e collettiva, che fa parte della memoria dei luoghi e, in definitiva, della vita condivisa su un territorio, con la sua sapienza atavica e popolare, racchiusa negli accadimenti quotidiani della civiltà contadina, e il suo patrimonio di incontri tra culture e mondi che ne trasformano lentamente il volto arricchendolo dei segni architettonici sedimentati e stratificati nei secoli, sino a noi. I sogni e i proverbi, del resto, hanno la stessa natura, seppur appartenendo gli uni al regno etereo della fantasia e gli altri a quello della materialità della terra. Per questo beni culturali e tradizioni si servono della stessa lingua, quella della memoria, come insostituibili parti del luogo, e del popolo, di cui sono espressione.
Il valore della memoria storica è non solo in quanto chiave di lettura del passato ma anche come responsabilità di conservazione del patrimonio. Promozione, comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico luciese, in parte illustrato anche nel corso di "Arte Antiqua", convegno recentemente organizzato da "Iride" sull'arte sacra, in una strategia di riqualificazione del tessuto urbano e sociale del centro storico sono indispensabili per puntare su un turismo di qualità, incentivando l'economia e i servizi. Dal punto di vista identitario conoscere, tutelare e amare i beni culturali significa invece riappropriarsi delle proprie radici, con la sensibilità e il rispetto necessari per mantenere viva la fiamma del passato che brucia nel presente. E' una combustione necessaria, che trova un naturale percorso attraverso il linguaggio dell'arte. Lo dimostra un evento come quello di ieri, "Mo-arte", "movimento dal basso", con la direzione artistica di Filippo De Mariano, inserito nel cartellone dell'estate luciese curato dall'assessore Santo Pandolfo (non quello della foto sulla Gazzetta! mi scuso con gli interessati), che ha inaugurato il programma civile di festeggiamenti in onore della Madonna della Neve, in prosecuzione stasera con il tour dei ragazzi di "Amici di Maria" e culminante domani con il concerto della premiata banda musicale "Randisi", diretta dal maestro D'Amico.
Un evento che mi sembra racchiuda in una formula vincente il giusto connubio tra arte e artigianato, tradizioni popolari e patrimonio storico. Chiese aperte, visite al museo e alla cripta dei Cappuccini, mostre di foto, quadri, sculture, esposizione di artigianato, sulle note dei “Coppula Nira” in concerto, tra i balli popolari del gruppo folk “il Girasole”, i sapori tipici, la rievocazione di un tradizionale rito contadino come la cosiddetta “mazziata du rautigna”. Un evento quasi perfetto che mi auguro di vedere riproposto. Lo scenario naturale rappresentato dalle viuzze del centro storico ha ospitato le creazioni di artisti, per lo più luciesi, intervallate da parole poetiche, forse non ben visibili, ma piacevoli per chi avesse voluto soffermarsi a leggerle. E mentre la piazza antistante il palazzo comunale ospitava l'esposizione di creazioni artigianali, alcune ormai prossime a scomparire, come la lavorazione delle campane, di fronte alla scalinata del Duomo l'intrattenimento musicale affidato agli infaticabili "Coppula Nira" e la degustazione di vino e pane caldo. Un percorso illuminato conduceva alla zona dei Cappuccini, dove molti, per la prima volta, hanno avuto l'occasione di visitare la cripta e la chiesa, solitamente tenuta chiusa, che custodisce dei veri e propri tesori come l'altare in legno. L'arrivo era preparato da un suggestivo evento nell'evento, con la mostra fotografica a cura di Carlo Aloi. Porte aperte anche alla Basilica Cattedrale, al museo etno-antropologico e alla preziosa e bellissima, nonchè poco conosciuta e valorizzata, chiesa di San Nicola, anche se non tutti, tra i moltissimi che hanno partecipato alla serata, se ne sono resi conto. Ma questi sono particolari tutto sommato trascurabili, e correggibili, nel bilancio complessivamente più che positivo di una serata affidata all'impegno totalmente gratuito del bravo Filippo De Mariano, da annoverare nella schiera degli artisti luciesi di ultima generazione, e di tutti i cittadini che si sono messi in gioco prestando il proprio tempo e il proprio entusiasmo.
Personalmente, credo che sia stato uno degli eventi più riusciti delle ultime estati luciesi, nonostante i mugugni dei più tradizionalisti contrari al cambio di data (il 3 e non il 4), proprio perchè, per quanto premesso, in linea con lo spirito dei luoghi, che ci indica quanto più necessario sia valorizzare le nostre risorse autentiche di fronte allo sfacelo culturale della tv che propone i suoi falsi, illusori e provvisori miti: dai tanto amati ragazzi di "Amici", che senza dubbio stasera riempiranno la piazza, ma che, con la formula del talent-show (più show che talent), sono il prodotto di una diseducazione alla fatica e alla gavetta, fino ai concorsi di bellezza che reificano il corpo femminile, umiliando il carattere, l'intelligenza, la personalità di chi vi partecipa e mortificando l'essere donna, che sono il prodotto di una diseducazione all'impegno, al sacrificio e allo studio, che alla fine sono gli unici mezzi che, nella vita, pagano davvero. Ma anche questa è estate, e forse c'è bisogno di leggerezza, e forse bisognerà pure pensare all'aspetto commerciale della programmazione. Ma, forse, quella di ieri sera è la condizione nella quale vorremmo sempre vedere il nostro paese.

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