martedì 7 aprile 2009

Da "La Domenica del Corriere" del dicembre 1908

(...) La mente nostra si rifiuta a prestar fede a questa cifra, non solo, ma quasi non ammette la possibilità che in un giorno, in un'ora e in un breve spazio di terra fino a quel momento ridentissima, tutte quelle creature possano restare schiacciate sotto immani rovine di palazzi, di chiese, di mura, di monumenti attestanti secoli di civiltà. E' orribile, è raccapricciante! Le popolazioni vennero sorprese dal terremoto ancora nel sonno, donde tanta strage sotto le case ruinate. E beati coloro che morirono subito, però che ad essi fu risparmiata la più straziante delle agonie, sepolti vivi senza pane, senz'acqua, col corpo dolorante per le ferite...Forse mentre scriviamo cento e cento sono ancor vivi sotto le macerie. (...) Ora che alla prima sorpresa è subentrata una relativa calma, i servizi di soccorso vennero organizzati tanto sulla costa calabrese come su quella siciliana. Navi e volontari ivi accorsi da ogni parte danno opera assidua di assistenza. Migliaia di feriti poterono essere trasportati e curati altrove. Lo slancio della carità e della solidarietà sono semplicemente meravigliosi. Da ogni parte del mondo giungono alla Calabria e alla Sicilia parole di conforto e aiuti di denaro e robe.(...)

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