venerdì 6 febbraio 2009

Politica e giustizia, dibattito aperto

Dopo una prolungata assenza da questo blog, dovuta agli impegni della vita reale che mio malgrado mi hanno sottratta all'impegno virtuale con i visitatori di queste pagine - pagine che sono dei cittadini, ribadisco, in quanto io mi limito ad offrire la piattaforma per un serivizio -, sono stata colpita dall'alto numero di commenti sulle sorti del nostro paese nei giorni cruciali che ci hanno visti, notizia dopo notizia, protagonisti involontari di un'attenzione mediatica di cui avremmo volentieri fatto a meno. Non passa giorno, da sabato scorso, che non si parli della cosiddetta operazione "pozzo" e delle indagini - i fatti sono noti - che riguardano l'ex sindaco Pandolfo e altri luciesi componenti della commissione edilizia nel periodo in cui misfatti e nefandezze in odor di mafia sarebbero avvenuti. Premetto che non ho seguito la vicenda dal punto di vista giornalistico perchè non mi occupo di cronaca giudiziaria, come del resto non mi occupo di cronaca nera - e anzi approfitto di questa precisazione per ricordare che il mio lavoro di giornalista che svolgo nelle vesti di corrispondente si associa a quello di ricercatrice universitaria, che mi impegna quasi quotidianamente alla facoltà di Lettere e Filosofia di Messina, motivo per il quale non posso essere sempre fisicamente presente su questo blog; d'altronde, la vitalità del blog si rileva dall'alto numero dei commenti e dei visitatori, confermando la funzione che esso doveva avere nelle mie intenzioni quando è stato creato: stimolare il dibattito e il confronto tra le idee. Una comunità di cittadini che dialogano sui problemi e fanno proposte, osservano la realtà con occhio critico e si pongono costruttivamente in un atteggiamento positivo verso la crescita civile è il presupposto perchè si possa parlare di cittadinanza attiva e non di sudditanza informe, il presupposto per essere partecipi, con le proprie idee e il ruolo che si è scelto, alla vita di una città: quando ciò non avviene, è un'opportunità che si perde, ecco perchè mi amareggia leggere commenti pieni di insulti quando questo spazio - che è di tutti, dei cittadini - non viene utilizzato in modo proficuo. Premesso che quindi, il mio intervento in questa sede, più volte sollecitato, non può essere di carattere giornalistico perchè non sarebbe deontologico riportare fatti che non ho seguito copiandoli dai giornali giacchè non sono in possesso dei materiali originali dell'inchiesta, e perchè non voglio entrare come giornalista in merito ad una vicenda giudiziaria che è all'attenzione delle sedi competenti, intervengo come privata e libera cittadina per dire che mi sento profondamente ferita dal constatare che questa vicenda sta facendo emergere l'assoluta assenza del senso di comunità: penso infatti che non stiamo assistendo alla sconfitta di un politico, o di una classe politica, ma di un intero paese. E questo non solo perchè accusati di infiltrazioni mafiose nella politica luciese, ma anche, e soprattutto, perchè mi sembra inamissibile che qualcuno, oggi, per come stanno andando le cose, possa gioire della sorte che ci ha colpiti. Qui non si tratta di dividerci in pro-Pandolfo o contro-Pandolfo, ma di assistere con l'anima a lutto alla veglia funebre di un paese, sbattuto violentemente sotto i riflettori che ci illuminano non d'immenso ma di vergogna. Non sappiamo quale sarà il corso della giustizia in merito alla vicenda, ma sappiamo di essere additati, e di poter essere, il paese in cui la mafia controlla la politica: e vi sembra poco? Come può qualcuno gioire della mala sorte che ci tocca, come possiamo non sentirci tutti, indipendentemente dal colore politico o dal voto espresso alle elezioni, intimamente scossi e addolorati? In un momento in cui il dibattito sulla giustizia in Italia mette a confronto colpevolisti e innocentisti, giustizialisti e garantisti, il commento che mi sento di fare sulla situazione che S. Lucia del Mela, noi, cittadini, stiamo vivendo è di natura sociologica e mediologica:

- Assenza del senso di Comunità;

- Gogna mediatica.

Scavando più a fondo, mi sorprendono e mi amareggiano, ma soprattutto mi inorridiscono, mi sconvolgono e mi fanno paura le reazioni di chi in queste ore esulta. Che crediamo o no nella giustizia, le indagini faranno il loro corso, dureranno forse anni, porteranno o meno alla verità, ma resta la pesantissima eredità di questi giorni durante i quali assistiamo a notizie spesso trapelate o distorte, ai gossip, ai pettegolezzi pruriginosi e alla curiosità morbosa di chi sfoglia il giornale per scoprire chi è stavolta il mostro.

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